APPROFONDIMENTO PUNTO TRE – La Buona destra è contro il partito unico della spesa

Il Manifesto della Buona Destra al punto tre individua una delle ragioni per le quali la nuova formazione politica si pone in alternativa al sistema partitico italiano, che da anni è totalmente omologato nel “Pensiero Unico della Spesa” e, conseguentemente, ha determinato la sparizione di ogni differenza ideale e progettuale fra tutti i partiti italiani, che infatti costituiscono il “Partito Unico della Spesa”.

Tale scellerata involuzione della politica Italiana, nata alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, nella fase iniziale di decadenza della Prima Repubblica, ha debilitato la capacità di analisi e proposta di tutti i partiti che, non a caso, non presentano più alcuna differenza propositiva e progettuale, sono del tutto privi di linee di indirizzo e di visione sistemica, e presentano la comune imbarazzante condivisione delle medesime scelte e della stessa liturgia, consistenti nell’inseguire, a parole e con promesse non mantenibili, i desideri dei cittadini, come in una gigantesca e ininterrotta campagna pubblicitaria, il cui unico fine non è il bene comune e la visione futura del Paese, ma soltanto la disperata e sterile caccia al voto, che è rimasto l’unico obiettivo della classe politica di maggioranza e di opposizione.

I partiti, da anni trasformati in semplici e sterili comitati elettorali, non hanno più alcuna progettualità, ma sfornano unicamente elenchi interminabili di ipotesi distributive di prebende, contributi, sussidi, sconti fiscali e qualsivoglia ulteriore incentivo sempre più mirato a soddisfare a parole ogni possibile categoria sociale, per arruolarla nell’allegra compagnia del Paese dei Campanelli, senza mai collegare le spese delle promesse alla acquisizione delle risorse necessarie per realizzarle.

Basta leggere tutti i programmi elettorali di qualsiasi partito di Destra, di Centro e di Sinistra per vedere confermata questa tragica verità e cioè quella di una politica senza uno straccio di progetto e di idea su come governare il Paese, sostenerlo nella lotta per la competitività in un mondo globalizzato e spietato, su come attrarre investimenti esteri e canalizzare quelli interni, costruire e manutenere le infrastrutture, lottare per un diverso e più stabile assetto delle istituzioni Europee, proteggere gli interessi nazionali dalla vorace invadenza dei tre imperi mondiali e così via, ma al contrario solo elenchi di promesse da finanziare con l’aumento del Debito Pubblico.

Una logica incosciente, che ha determinato il progressivo indebitamento dello Stato al solo scopo di sostenere i partiti nella caccia ai consensi, e che ci ha impoveriti e indeboliti, ma soprattutto ci ha reso incapaci di capire cosa fare per invertire la tendenza al declino.

A conferma che i partiti in questa decadenza del ruolo della politica sono tutti uguali, basti ricordare le strategie adottate ad esempio da Matteo Renzi nel corso del suo governo, costellato da liti continue con gli altri leader Europei per ottenere maggiore “flessibilità” che altro non era che l’autorizzazione a contrarre qualche 0,… in più di maggior debito pubblico, da utilizzare a scopi elettorali come i famosi 80 € al mese a ciascun lavoratore dipendente, che non incisero neanche in termini di aumento significativo dei consumi, ma che concorsero ad aggravare il debito senza nessun miglioramento strutturale del sistema economico.

O i programmi della Destra a partire da quota 100 che, in controtendenza alla legge Fornero e a tutti i Paesi europei, e solo per alcune centinaia di migliaia di lavoratori dipendenti, ha consentito l’anticipo della pensione, pagando questa regalia demagogica con miliardi di euro di costi in più a regime e con il conseguente peggioramento del debito, invece di concentrare ogni sforzo su altri aspetti strategici per il rilancio dell’economia, come la riduzione della pressione tributaria e contributiva, che pure faceva parte del programma elettorale. Oppure le derive demagogiche del M5S, come il diseducativo reddito di cittadinanza, che non ha vinto affatto la povertà, ma in compenso ha contribuito all’esponenziale aumento del debito pubblico, senza neanche assicurare nessuna garanzia per la sua sostenibilità in futuro.
Ma ancora ci sarebbe da ricordare le dentiere gratuite a tutti gli anziani di Berlusconi, le promesse altrettanto demagogiche su più fronti avanzate da FdI, e in generale di qualsiasi altro partito, sempre da finanziare con il debito, che sono la rappresentazione di una politica che emula gli imbonitori da fiera, e propone un inesistente e truffaldino futuro di benessere assistenzialistico, senza alcuna reale possibilità di effettiva realizzazione, ma il cui più devastante effetto è l’assenza di qualsiasi prospettiva per i giovani, che si vedono letteralmente rubare il futuro.

La Buona Destra invece ritiene che la politica non deve avere solo funzioni di distribuzione di risorse e promozione di sistemi assistenziali, specie se capziosamente finalizzati a orientare i consensi elettorali, ravvisando in tal senso perfino una pratica illegale di vero e proprio “voto di scambio”, ma al contrario la vera missione della politica è di sapere assumere decisioni per favorire gli investimenti, la creazione di nuovi posti di lavoro, la competitività del sistema economico nei mercati internazionali e sostenere il progresso e il benessere del Paese, e utilizzare la ricchezza creata per sostenere stabilmente le fasce più deboli della società, in una serie di attività di assistenza che non devono lasciare nessuno indietro, ma certamente non ricorrendo al pernicioso metodo dell’indebitamento, che indebolisce sempre di più il Paese, ed è la principale causa del declino economico e sociale e del costante impoverimento sia di risorse umane, che finanziarie e conseguentemente delle capacità competitive del sistema stesso nel tempo.
L’Italia si è da anni ripiegata sempre di più in se stessa ed ha perso la capacità di creare ricchezza pubblica, a discapito delle strategie che solo il pubblico può garantire, totalizzando da decenni una media di produzione del PIL dell’1% l’anno, e ponendosi come fanalino di coda di tutti i Paesi più avanzati, perché il “Partito Unico della Spesa” non solo non ha mai avuto alcuna soluzione da offrire al riguardo, ma soprattutto perché ne ha la piena e indiscutibilmente responsabilità storica e attuale.

Per le stesse ragioni il governo e l’opposizione si sono chiaramente dimostrati incapaci a tutt’oggi di elaborare alcun piano per il corretto utilizzo delle enormi risorse che l’Unione Europea ha deciso di concedere, in particolare con il Recovery fund, per i cui programmi di spesa, fino ad ora, si naviga nel buio e si procede con la convocazione degli “Stati Generali”, come per i programmi elettorali dei partiti, alla stesura a carico dei tecnici di centinaia di elenchi di misure da prendere, senza alcuna visione organica e conseguente strategia di rilancio della stremata economia del Paese.
Infatti nessuno sa come spendere correttamente queste risorse, e ci si rifugia dietro i tecnici che, in quanto tali, non possono e non devono fare il lavoro della politica, che invece rimane impotente a fronte di una questione che non è di dettaglio e non solo perché le risorse potrebbero essere revocate, ma soprattutto perché l’Italia non può sprecare questa eccezionale decisione dell’Unione Europea per uscire dalla morta gora in cui è stata cacciata dell’assenza di cultura di governo del “Partito Unico della Spesa”.

Quindi nel mentre la Buona Destra si impegna a sostenere l’esigenza di fare le scelte politiche che servono al Paese per uscire dalle logiche depressive di un uso clientelare della spesa pubblica, con il suo Manifesto mette in guardia i cittadini che non possono continuare a sostenere partiti fotocopia gli uni degli altri, a prescindere dalla autoreferenziali collocazioni a Destra o a Sinistra, guidati da una classe dirigente cialtrona che ha trasformato il proprio ruolo di guida in semplice mediazione tra istituzioni e cittadini, proponendo false soluzioni ai bisogni veri della società ed il cui unico obiettivo rimane solo la caccia al consenso elettorale.

La Buona Destra dice basta ai “Pifferai Magici”, alle bugie come quelle sul MES, ed alle decisioni di spesa con il bilancino fondate sulla logica perversa della spartizione delle risorse tra partiti e territori, solo per dare a ciascuno la sua fetta di bottino e ritiene che sia arrivato il momento che la politica si erga in tutta la sua straordinaria capacità di strumento per la soluzione dei problemi della società e dimostri che non è il problema, ma la soluzione per individuare soggetti politici dotati di strategia, capacità di governo e di decisione, per servire non potentati o clan lobbistici, ma il vero “Bene Comune” di un popolo che rischia diversamente, come non mai, di essere avviato verso una tragica e paurosa decrescita, che non potrà in alcun modo essere felice.

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