Il documento di dimissioni dalla Buona Destra presentato insieme al Vice Presidente del Partito con le motivazioni della decisione.

Avola 10 Aprile 2021

Dimissioni dalla Buona Destra

Cari Amici della Buona Destra,

E’ con profondo dispiacere che vi comunichiamo la decisione di concludere oggi il percorso che ci ha visti impegnati nella costituzione della Buona Destra.

Abbiamo creduto e ancora ci crediamo, alla necessità che rinasca in Italia un partito di Destra moderata, liberale e fortemente Europeista, al punto da sostenere la sostituzione dell’Unione Europea con la Federazione degli Stati Uniti d’Europa, ma riteniamo, per una serie di ragioni, che questo partito purtroppo non possa essere la Buona Destra.

Sono mesi che viviamo un disagio dovuto a troppi e ingiustificati repentini cambiamenti di linea politica, ed a un dualismo tra le posizioni espresse sui social e i contenuti del Manifesto della Buona Destra, con le conseguenti diffuse incertezze che quotidianamente sono state manifestate da più parti da tanti nostri aderenti.

Abbiamo tentato un numero esagerato di volte di definire una linea unitaria di azione e propaganda, dialogando e perfino litigando fino allo sfiancamento con Filippo Rossi ma, anche quando abbiamo ottenuto ragione a parole, nei fatti abbiamo con rammarico costantemente riscontrato l’imbarazzante ripetersi delle pratiche dei “posizionamenti di giornata”.

Non abbiamo mai ritenuto convincenti le affermazioni che “una cosa sono le dichiarazioni effimere che si scrivono sui social” ed un’altra “la posizione del partito espressa dal Manifesto”, ed abbiamo subito questo dualismo solo perché, in cuor nostro, speravamo e ci impegnavamo affinché fosse, prima possibile, sostituito da un diverso e più corretto ragionamento unitario e coerente con i valori e gli obiettivi del Manifesto.

Ma purtroppo, non solo questo non è mai accaduto ma recenti e, a nostro avviso, insostenibili prese di posizione hanno confermato una linea del tutto opposta ai principi che liberamente ci siamo dati con il Manifesto.

E’ doveroso ricordare a tutti noi che l’adesione alla Buona Destra, in piena epoca di deideologizzazione dei partiti, è stata concepita di comune accordo dai soci fondatori sulla base dei contenuti del Manifesto, che avrebbe dovuto garantire in tal modo il rispetto dei valori e degli obiettivi comuni a chiunque, proveniente da qualsiasi esperienza e cultura politica, ritenesse di aderire al nuovo partito.

L’unica garanzia per tutti, e cioè operare in base ai 20 punti del Manifesto, non è stata rispettata, al punto che da mesi nessuno parla più dei contenuti fondativi, ed il dibattito ha portato a indirizzi che sono incoerenti e, per noi, indigeribili, sotto il profilo della prospettiva ideale e politica.

Il Manifesto non autorizza alleanze con qualunque formazione politica che non sia compatibile con i valori e gli obiettivi della Buona Destra, mentre il nostro dibattito interno parla quasi esclusivamente di queste, con l’aggravante di esprimere una incomprensibile preferenza nei confronti della sinistra, senza peraltro alcuna pregiudiziale, in funzione di contrapposizione alla destra estremista e non solo. Quindi, un partito nato per contrastare il “Partito Unico della Spesa”, giustamente ritenuto il responsabile della deriva economica e sociale del Paese e che vorrebbe edificare gli Stati Uniti d’Europa, banalizza se stesso con ipotesi di alleanze contro natura e destinate a bruciare la sua specificità e unicità, per cosa? Un paio di seggi al parlamento? Il piacere di esserci senza incidere alcunché in un Paese che ha disperato bisogno di cambiamento? O per fare cos’altro?

Non ha alcun senso un partito di Destra che escluda a priori, giustamente, qualsiasi intesa con la destra estremista, ma che, pur di batterla, ipotizza l’idea di alleanze politiche con la sinistra, che alla luce delle sue note scellerate politiche, ha i medesimi demeriti e la stessa impresentabilità della Destra estremista.

Neanche il tasso di europeismo della sinistra appare accettabile, laddove tutto il suo senso dell’Europa si esaurisce nella perpetuazione di una Unione Europea che appare, ogni giorno di più, inadeguata alle sfide della modernità e del governo di fatto tripolare del pianeta, in cui l’unica garanzia di sovranità per i popoli europei è la celere costituzione degli Stati Uniti d’Europa.

Ipotizzare una alleanza tra la Buona Destra e la Sinistra italiana, M5S compreso, è una scelta ideologica e non sui contenuti che, alla luce del Manifesto, non hanno alcun livello di coincidenza, ma è soprattutto un errore politico, sia perché non sposterebbe alcun consenso dalla destra alla sinistra, sia soprattutto perché annichilirebbe la novità di un partito nato per denunciare i vizi e gli errori imperdonabili della partitocrazia, che in tal modo si omologa agli altri per diventare l’ennesimo inutile partitino, a cui nessuno sentirebbe alcun motivo di aderire.

La Buona Destra è nata per fare davvero la differenza e cioè combattere sia la Destra estremista e sovranista, portatrice di pulsioni nazionaliste esiziali per la tutela degli interessi degli Italiani e degli europei, sia la sinistra demagogica e populista, incapace di concepire meritocrazia e corretto sviluppo economico, ma unicamente ispiratrice di politiche assistenzialiste per scopi parassitari e clientelari.

Di questa Destra ci eravamo innamorati e lo siamo ancora, più che convinti che sia quello che manca all’Italia, mentre non riteniamo che la sconfessione di fatto di tale impostazione possa consentire alla Buona Destra di riuscire ad avere una base elettorale di riferimento e, conseguentemente, di svolgere il ruolo di reale novità per il cambiamento del disastrato sistema politico nazionale per cui era stata ideata.

Così come riteniamo che l’assenza di collegialità nelle decisioni, oltre alla imbarazzante presa di posizione di alcuni giorni or sono di Filippo Rossi, indichino una ulteriore deriva sul pensiero unico che si vorrebbe imporre all’ancora neanche nato partito.

Affermare, nel corso di un sereno dibattito all’interno della chat BD Campania, come ha fatto Filippo e cioè: “Voglio essere chiaro con tutti. La mia personale distanza politica con Giorgia Meloni e F.d.I. è SIDERALE. La Buona destra di Filippo Rossi non avrà mai nessun tipo di dialogo con sovranisti ed estremisti. Meglio mettere le cose in chiaro prima di iniziare a fare sul serio.” indica l’avvio di un indirizzo di inaccettabile di deriva verso una ipotesi di partito personale che non appartiene alle nostre corde e alla nostra sensibilità.

Nessuno vuole il dialogo con la Destra sovranista, se tale rimane, ma il dibattito in un partito che si autodefinisce liberale, non può in alcun modo essere condizionato.

Questa situazione, che ribadiamo di avere per mesi e riservatamente cercato di sanare, almeno nelle più evidenti contraddizioni, offriva solo due possibili soluzioni e cioè la prima, di esternare il disagio e promuovere un confronto generale tra tutti gli aderenti e la leadership, ovvero scegliere la via della uscita dal partito, per manifesta incompatibilità con le ragioni che avevano portato alla nostra convinta adesione. Abbiamo deciso di scegliere la seconda soluzione, sia perché intendiamo rispettare, al di là della diversità di idee e di progetti, il ruolo di Filippo Rossi quale ispiratore di questa proposta politica, ma anche perché riteniamo che non possa nascere nulla di buono dall’apertura di una così profonda frattura all’interno di un partito ancora non nato, che non può presentarsi diviso al congresso costituente.

Per tali motivi rassegniamo le nostre rispettive dimissioni da Presidente e Vice presidente del partito, oltre che dal partito stesso e dal Centro Studi Buona Destra e ribadiamo la nostra assoluta fedeltà e convinzione all’idea dell’importanza strategica dell’esistenza di un partito di Destra moderata, liberale ed europeista, purché seriamente intenzionato a fare la differenza nel logorato e ormai delegittimato sistema partitico nazionale, al servizio del popolo italiano  e dei popoli Europei, perché solo insieme e federati potremo avere il posto nel mondo che ci compete.

Nicola Bono

Vittorio Delogu

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