Appello conclusivo per il No a Queste Riforme Costituzionali

APPELLO PER IL NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE

Con l’overdose di bugie pronunciate dai sostenitori del Si, sulle presunte conseguenze positive delle riforme, si è animato un dibattito che aveva lo scopo prioritario di nascondere il principale devastante obiettivo delle stesse e cioè di dare luogo a un regime con “un uomo solo al comando”, senza alcun contrappeso istituzionale in grado di poterne temperare il potere. Una sorta di regime in pantofole e non con gli stivali, caro soprattutto ai ceti economici dominanti, che hanno sempre preferito avere a che fare, ove possibile, con un solo interlocutore, perché troppi centri decisionali rendono molto più costosa la gestione dei loro affari. Ma andiamo per ordine. Tutto ruota attorno al micidiale combinato disposto del mantenimento formale del Senato, essendo di fatto stati aboliti i senatori e soprattutto le loro competenze legislative. Perché mantenere il Senato senza ruoli e funzioni? E soprattutto senza risparmi? Semplicemente perché il Senato è la “foglia di fico” che lascia in apparenza inalterato il sistema basato sulla democrazia parlamentare, che invece è stata cancellata dalla riforma, senza dirlo. Infatti, con un solo voto alla camera, dove grazie all’Italicum la lista più votata, a prescindere dai voti, avrà diritto al 55% dei seggi e quindi a una maggioranza di nominati dal premier e da lui dipendenti, chi vince potrà eleggere il Presidente della Repubblica, un terzo della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura, senza alcun necessità di trattative e concessioni alla minoranza, dando così vita a un sistema di potere privo di alcun organo costituzionale indipendente e in grado di esercitare il controllo. Se il Senato fosse stato abolito, questo giochetto non avrebbe funzionato, così come se la Corte Costituzionale, che già adesso dà pericolosi segnali di sudditanza all’esecutivo, si fosse pronunciata com’era suo dovere, in ordine alla costituzionalità dell’Italicum, invece di rinviare una decisione così importante, incredibilmente a dopo il referendum.

In un Paese serio una riforma costituzionale che cambia senza dirlo la forma di governo, elimina l’equilibrio tra i Poteri, votata da un Parlamento illegittimo perchè eletto con il Porcellum, da anni dichiarato incostituzionale e che mira all’obiettivo di portare un “uomo solo al comando”, sarebbe stata bollata come un “Golpe”. Ma non in Italia, dove non a caso sta accadendo una cosa inedita come la palese mobilitazione a difesa del Si di tutti i “poteri forti nazionali ed esteri”, a partire dai vertici bancari e finanziari, Confindustria, Coldiretti, che ha perfino raccolto le firme per i comitati del sì, ma anche JP Morgan, l’FMI, l’OCSE e perfino gli USA, scesi in campo non solo con il loro ambasciatore in Italia, noncuranti di commettere una pesantissima interferenza sugli affari interni di un paese alleato, che in questa forma non ha precedenti. Ma perché perfino gli USA hanno deciso di entrare a gamba tesa sulla questione riforme? Perché da tempo le multinazionali americane stanno conducendo una battaglia durissima per la ratifica del trattato internazionale TTIP, per il quale sia Renzi che il suo ministro per lo sviluppo Calenda si sono più volte manifestati favorevoli, ma impotenti a concludere la procedura favorevolmente. Con la vittoria del Si, non ci sarebbero più ostacoli alla sottoscrizione di un trattato che, aprendo le frontiere dell’UE ai prodotti USA, oltre a distruggere la nostra agricoltura e i nostri principali prodotti di qualità, rischia di stravolgere tutte le regole di tutela del consumatore e, soprattutto, della tutela della salute pubblica, con l’introduzione di prodotti alimentari e sanitari che negli Stati Uniti d’America godono di livelli di controlli sulla nocività praticamente inesistenti.

Ma l’inaffidabilità di questa riforma costituzionale è confermata anche dalla scarsa credibilità politica di chi la propone. Come ignorare che in oltre due anni e mezzo di governo sono stati inanellati una serie infinita di fallimenti e pronunciata una quantità industriale di bugie, a partire dagli inesistenti successi dello Jobs act nel creare nuova occupazione, alla buona scuola, ai valori del PIL in perenne caduta, alla difesa costante della lobby bancaria, allo spreco di decine di miliardi strappati con la forzatura della cosiddetta flessibilità solo per distribuire mance e acquistare voti, invece di aggredire i nodi strutturali che impediscono lo sviluppo economico e, soprattutto, l’incapacità di elaborare una strategia per far uscire l’Italia dal declino? Perché chi ha fallito le politiche di riforma e modernizzazione di tutti i settori della vita sociale, civile ed economica, dovrebbe azzeccare proprio la riforma costituzionale, atteso che al contrario la cifra politica di questa è lo scardinamento di un assetto costituzionale basato sugli equilibri tra poteri, per avviare una pericolosa deriva autoritaria e la messa a rischio dei livelli di democrazia esistenti? L’amara verità è che i sostenitori del sì spacciano l’autoritarismo e la riduzione degli spazi di democrazia per governabilità. Questa riforma non solo è un’attentato alla sovranità popolare, ma costituisce la codificazione di un sistema che istituzionalizza la massima esaltazione del disimpegno dell’elettorato dal diritto-dovere alla partecipazione. Chi vuole un padrone può quindi tranquillamente votare Si. Ma chi vuole difendere la Democrazia il 4 dicembre è necessario che si schieri con convinzione a favore del No a Queste Riforme.

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